martedì 5 febbraio 2008

CHIRURGIA GRANDI OBESI

L' Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito l'obesità malattia cronica del secolo.

Ma quando una persona può essere definita obesa? E quali pericoli comporta essere obesi?

Una persona si definisce obesa quando il suo peso supera di più del 30-40 % il suo "peso desiderabile". (vedi sovrappeso)

Puoi calcolare il tuo peso desiderabile alla pagina Peso Forma


Un soggetto il cui peso supera di più dell' 80% il peso desiderabile si definisce grande obeso Questo stato può provocare patologie gravi, tra cui cardiopatie, problemi vascolari e circolatori, spesso associati a disturbi psicologici. In Italia si stima che ci siano 200 - 300.000 grandi obesi.

I rimedi contro l'obesità consistono:

nella dieta;
nell'attività fisica;
nei farmaci anoressizzanti;
negli interventi chirurgici.
Per i grandi obesi spesso le restrizioni dietetiche associate all'attività fisica e le cure farmacologiche non danno risultati. In questi casi l'intervento chirurgico può costituire un trattamento in grado di garantire una permanente riduzione di peso. Le nuove tecniche non rimuovono direttamente il grasso in eccesso, come si fa per la liposuzione, ma riducono le capacità dell'organismo di metabolizzazione dei grassi.

A Torino, nella Clinica Chirurgica dell'Università viene praticato un intervento denominato "gastroplastica verticale" mediante il quale, con cucitura, la capacità dello stomaco viene gradualmente ridotta. Il dimagrimento è normalmente del 30 - 35% del peso il primo anno e di un ulteriore 10 -15% il secondo anno. L'inconveniente, se così si può chiamare, è che la ridotta capacità gastrica non permette più "grandi abbuffate". L'intervento è peraltro reversibile. E' una recente alternativa al "bendaggio gastrico" che consiste nel posizionare intorno alle pareti dello stomaco un anello di silicone che provoca nei pazienti obesi un senso di sazietà e una ridotta funzionalità gastrica.

Una nuova tecnica, presentata nel recente Simposio Internazionale sulla Chirurgia dell'Obesità, consiste nel dirottare la bile in un tratto dell'intestino lontano del percorso abituale, mediante una tecnica mini-invasiva.

"In questa maniera - ha spiegato il Prof. Nicola Scopinano dell' Università di Savona - si creano due vie: una percorsa dal cibo e l'altra dalla secrezione della bile e del pancreas che ha la funzione di assimilare il cibo. L'incontro tra cibo e bile avvengono così a livello più basso e viene assicurata una assimilazione costante e stabile del cibo."

Gli interventi, anche se concettualmente semplici, possono presentare dei residui di complicanze.

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