lunedì 4 febbraio 2008

DIETA E OSTEOPOROSI

Si definisce osteoporosi una condizione di perdita di massa ossea e di minor resistenza dello scheletro al trauma, anche di lieve entità, in grado di incrementare il rischio e l'incidenza di fratture ossee. Le forme di osteoporosi comprendono l'osteoporosi di tipo I, o postmenopausale, e l'osteoporosi di tipo II, o senile.

Caratteristiche
Osteoporosi di Tipo I (post-mestruale)
Osteoporosi di Tipo I (senile)
Età di insorgenza
40-45 anni
> 70 anni
Principali cause di insorgenza
Carenza di estrogeni
Invecchiamento
Tipo di tessuto osseo interessato
Prevalentemente spugnoso
Spugnoso e corticale compatto
Siti di fratture
Vertebre e radio distale
Vertebre, anca, femoreIl mantenimento della massa ossea è assicurato da una serie di processi di riassorbimento e di formazione di tessuto, regolati dall'attività di ormoni calciotropi (PTH e calcitonina) e sessuali (estrogeni, androgeni) ed influenzati da molteplici fattori che presentano diversa intensità con l'avanzare dell'età.



La massa ossea, dopo il raggiungimento della maturità scheletrica, è infatti la risultante dell'entità del picco di massa ossea raggiunta nelle fasi di crescita e di consolidamento dello scheletro, con velocità di perdita di tessuto osseo condizionata dall'invecchiamento e, nella donna, anche dalla menopausa.

Si è a lungo dibattuto il ruolo del calcio, come elemento fondamentale al mantenimento della massa scheletrica, e nella prevenzione e come terapia della malattia osteoporotica. Numerosi studi hanno valutato gli effetti del calcio esogeno (immesso con l'alimentazione o con l'integrazione) sia nel potenziare l'entità del picco di massa ossea, sia nel rallentarne le perdite. Le più recenti indicazioni suggeriscono la necessità di aumentare rispetto al passato i livelli raccomandati per l'assunzione di calcio. Sono inoltre oggetto di ulteriori approfondimenti gli effetti sull'osso di altri componenti della dieta, macronutrienti, vitamine e minerali, in grado di modificare la biodisponibilità o l'escrezione fecale o urinaria del calcio e di influenzarne quindi indirettamente il bilancio. Altri fattori (stato di nutrizione, sintesi ormonali, ecc.), infine, svolgono un ruolo diretto nei confronti della massa ossea o del rischio di osteoporosi.

Metabolismo del calcio

Il calcio corporeo è contenuto per il 99% nello scheletro. L'assorbimento del calcio esogeno, cui si aggiunge la quota endogena (circa 100-200 mg/die) presente nelle secrezioni digestive o nelle cellule della mucosa intestinale desquamate, avviene prevalentemente a livello dell'ileo terminale (63%) tramite meccanismi di trasporto attivo (mediati dalla vitamina D) ed in misura minore tramite diffusione passiva; la sua entità è molto variabile (dal 30 a170%) ed è influenzata da diversi fattori.

Apporto esogeno di calcio
E' determinato dal contenuto in calcio nella dieta e quindi dalla scelta di alimenti ricchi di calcio. L'assorbimento del calcio è inversamente proporzionale all'apporto. Ogni incremento nell'apporto esogeno di calcio è associato quindi a un progressivo calo nell'efficienza di assorbimento. L'entità di assorbimento del calcio esogeno, viene influenzata dall'interazione nel lume intestinale del calcio con altri componenti della dieta tra cui sostanze chelanti (fosfati inorganici, acido ossalico, acido fitico, acido uronico) contenute in vari alimenti di origine vegetale, altri minerali (competizione da parte del magnesio, del ferro o del rame), macronutrienti (l'assorbimento del calcio viene incrementato da zuccheri tra cui soprattutto il lattosio e, al contrario, ridotto dagli acidi grassi che formano con il calcio sali insolubili). Anche il pH intestinale (acidità) svolge un ruolo nell'assorbimento. Un pH acido incrementa la quota ionizzata del calcio e ne favorisce l'assorbimento mentre un pH alcalino lo riduce.

Stato fisiologico
In situazioni fisiologiche di crescita, gravidanza, allattamento caratterizzate da un aumentato fabbisogno di calcio, l'assorbimento intestinale, mediato dalla vitamina D, può aumentare anche fino al 75% dell'introito. I meccanismi di adattamento nell'assorbimento intestinale del calcio si riducono tuttavia con l'età.

Escrezione del calcio
L'escrezione del calcio avviene attraverso l'intestino, le urine e la cute. Il calcio escreto con le feci corrisponde alla quota non assorbita a livello intestinale.

Fabbisogni di calcio

Fase di raggiungimento del picco di massa ossea

Nell'infanzia e nell'adolescenza il tessuto osseo va incontro a complesse fasi di sviluppo e di crescita trasversale e longitudinale che si concludono intorno ai 15-20 anni. Il consolidamento strutturale dello scheletro, almeno per alcuni segmenti ossei, si estende probabilmente anche alla terza decade di vita, determinando, in tale periodo, un ulteriore incremento di massa ossea (di circa il 12%, sia pure con una notevole variabilità individuale), fino al raggiungimento del picco di massa ossea.

Fase di perdita di massa ossea

La perdita di massa ossea inizia già a partire dalla quarta decade di vita con una evoluzione progressiva, accelerata poi nella donna dalla menopausa, e sostenuta, nell'età più avanzata, dall'accentuarsi di particolari aspetti metabolici legati all'invecchiamento. In donne adulte in età fertile apporti di calcio (da 900 a 1500 mgl die) superiori alle RDA sembrano indurre effetti positivi sulla massa ossea.

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In donne in fase di menopausa il cessare della produzione ovarica di estrogeni determina una fase di perdita accelerata di tessuto osseo, particolarmente elevata durante i primi 4-8 anni, sostenuta da un incremento del turnover osseo. Si verifica un aumento dell'attività degli osteoclasti (da perdita dell'effetto inibitore degli estrogeni), un'aumentata sensibilità dell'osso al PTH, una ridotta secrezione di PTH mediata dall'ipercalcemia e un ridotto assorbimento di calcio a livello intestinale associato ad ipercalciuria. Un aumentato apporto dì calcio tramite supplementi si è dimostrato in questo periodo efficace nel rallentare la perdita di massa ossea solamente a livello di alcuni segmenti ossei, con esclusione del tessuto vertebrale. Altri Autori hanno tuttavia rilevato un effetto modicamente positivo di una supplementazione di calcio anche a tale livello ma limitatamente a soggetti che assumevano abitualmente quantitativi di calcio da bassi, (< 650 mg/die) ad intermedi (650-850 mg/die). Non sono inoltre disponibili dati relativi agli effetti sulle ossa dell'anca. Nelle donne anziane la perdita di osso età-dipendente è sostenuta da una riduzione dell'efficacia dell'assorbimento intestinale del calcio (per un calo dei recettori intestinali per la vitamina D) e da un'aumentata secrezione del PTH (mediata dal ridotto assorbimento intestinale del calcio). In questo caso i fabbisogni di calcio siano elevati (1500 mg/die) essendosi particolarmente ridotti con l'invecchiamento i meccanismi di adattamento intestinale ad un basso apporto di calcio

Nei soggetti di sesso maschile, i dati forniti dalla letteratura sono carenti. Dopo i 65 anni di età viene suggerito anche per loro un aumento dell'apporto di calcio a 1500 mg/die. In alcuni soggetti anziani infine, indipendentemente dal sesso, può essere necessaria un'integrazione di vitamina D.

Quote raccomandate di introito di calcio (mg/die)

Età, anni RDA 1989
LARN 1996
NIH 1994 (*)

1 400-600
500 400-600
1-10 800 800 (1-6 anni) 1000 (7-10 anni)
600 (1-2 anni) 800-1200 (6-10 anni)

11-29 1200 1200 (11-17 anni) 1000 (18-29 anni)
1200-1500 (11-24 anni)
FEMMINE
25-49 (età fertile) 800 800 (30-49 anni) 1000
50+ (o inizio menopausa) 800 1000 con estrogeni 1200-1500 senza estrogeni
1000 con estrogeni 1500 senza estrogeni

60+ senza estrogeni 800 1000 1500 (> 65 anni)
MASCHI
25-59 800 800 (30-59 anni) 1000 (25-65 anni)
60+ 800 1000 1500 (> 65 anni)


(*) National Institutes of Health, USA

Ruolo di altri fattori nutrizionali

Proteine

Un introito elevato di proteine determina un incremento dell'escrezione urinaria di calcio.

Fosfati

I fosfati esogeni possono avere un effetto chelante sul calcio riducendone l'assorbimento a livello intestinale, tuttavia, favorendone a livello renale il riassorbimento, presentano una correlazione inversa con la calcìuria.

Sodio onviene moderare l'apporto di sodio, mantenendolo entro i quantitativi raccomandati dalle RDA o dai LARN, soprattutto in soggetti la cui dieta sia povera di calcio e/o di fosfati e ricca di proteine.

Fluoro

L'arricchimento in fluoro della componente minerale del tessuto osseo ne modifica le caratteristiche, rendendolo maggiormente compatto e allo stesso tempo meno elastico e meno resistente al trauma. Gli studi attualmente disponibili non hanno ancora sufficientemente chiarito gli effetti di supplementi di fluoro sull'osso e non è possibile quindi trarre indicazioni nutrizionali certe.

Alcol

L'abuso cronico di sostanze alcoliche determina effetti negativi a livello della maggior parte di organi e apparati, compreso il tessuto osseo. Negli epatopatici cronici etilisti è stata rilevata una più elevata incidenza di osteoporosi e di fratture.

Caffeina

Apporti elevati di caffeina (intorno ad 1 g/die) possono incidere negativamente sul bilancio del calcio.

Apporto dietetico di calcio

Un apporto adeguato di calcio assorbibile è assicurato soprattutto dal consumo di latte e dei suoi derivati.
Oltre ai latticini, gli alimenti relativamente ricchi di calcio sono alcune varietà di verdure a foglia verde caratterizzate anche da un basso contenuto di ossalati e da un assorbimento frazionale di calcio elevato, e quindi da un'ottima biodisponibilità (ad esempio: broccoli, cavolini di Bruxelles, verze, cavoli), alcuni prodotti ittici conservati con lo scheletro sottolio o in salamoia (quali ad esempio salmone, sardine, alici), i legumi, alcuni prodotti della soia, i cereali integrali, alcune varietà di frutta secca (soprattutto di tipo oleoso quali le mandorle, le noci, ecc.). Tuttavia il basso rapporto tra concentrazione di calcio ed unità di peso che caratterizza la maggior parte degli alimenti, ad esclusione di quelli appartenenti al gruppo dei latticini, ne richiede, per raggiungere l'equivalenza del contenuto in calcio proprio del latte, introiti in genere elevati.

Integrazione

Qualora non sia possibile raggiungere un apporto adeguato di calcio con l'alimentazione naturale è possibile utilizzare supplementi di calcio (1-2 g/die) sotto forma di sali. Sono disponibili preparazioni caratterizzate da un diverso contenuto percentuale di calcio, tra cui, in ordine decrescente: il carbonato di calcio (40% di calcio), il citrato (21%), il lattato (13% ) ed il gluconato (9%). L'integrazione con i sali di calcio può tuttavia presentare effetti collaterali quali stipsi, acidità gastrica, ipercalcemia, ipercalciuria, aumentato rischio di calcolosi renale (soprattutto nei soggetti predisposti). Gli effetti collaterali sembrano essere minimizzati e l'utilizzazione migliorata, qualora i supplementi vengano assunti con i pasti ed in dosi frazionate. Il citrato di calcio sembra associato a una minor incidenza di effetti collaterali.

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